Emozioni&Bici

EMOZIONI&BICI
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E' partita la raccolta delle emozioni legate al pedalare e ai ricordi dell'infanzia e delle nostre prime biciclette. Per condividere con EMOZIONI&BICI di ROAD TO WELLNESS i vostri ricordi, emozioni e sensazioni, inviaci qui il tuo testo!

Ecco la prima serie di contributi:

Marco
Mi piacerebbe utilizzare di più la bici ma le piste ciclabili sono poche. Ci terrei in particolare che ne venisse fatta una che colleghi il mio quartiere con l'Idroscalo di Milano, che è molto vicino ma, a volerci arrivare in bicicletta, si devono fare strade a percorrenza veloce che un po' mi spaventano. La pista ciclabile mi consentirebbe di arrivare all'Idroscalo senza problemi e poter fare in tutta tranquillità il periplo del "mare dei milanesi"!

Cristina B.
Sin da giovanissima preferii la bici al motorino: era più sportiva. Andavo in bici a scuola, da liceale; poi per molti anni raggiunsi il mio posto di lavoro, che era fuori Milano, sempre con la mia due-ruote, rigorosamente di seconda mano, comprata al mercato delle pulci. Un ricordo bellissimo? Milano, oltre vent'anni fa, di mattina presto, all'alba, con i primi bar che aprivano, il traffico rarefatto, l'aria pungente. Pedalare mi dava una grande sensazione di libertà, e la mia città…che bella che era!"

Alice
Avevo una BMX rossa, la mia prima bicicletta "da grande", e una cicatrice sulla mano sinistra, che guardo ancora con un misto di tenerezza e orgoglio!
La sensazione provata da bambina… è una faccia "macchiata di foglie", per i raggi del sole che filtrano tra gli alberi e ti seguono dappertutto.
Quella da grande… è giocare a un'avventura per bambini, ma godere della vista e respirare i propri pensieri, come solo un adulto può fare.

Laura Podda
La bicicletta mi ricorda l'infanzia, la usavo molto spesso perché abito in un quartiere residenziale con ampi spazi verdi. Mi vengono in mente le interminabili pedalate pomeridiane, il senso di libertà e leggerezza e soprattutto le gite per i golfi (i giardini, in parte pavimentati, tra le strade del mio quartiere) con le amiche; se si prendeva una bici sola, io mi sedevo sul manubrio: era scomodissimo ma allora mi sembrava meraviglioso! Ho impressa nella memoria quella volta in cui io e la mia amica ci scambiammo confidenze sulle prime reciproche cotte.
Per finire: pensare alla bicicletta è come pensare alla libertà, alla natura e alla tranquillità.

Laura G.
La mia prima bicicletta, la mitica Graziella…. blu, mi ricordo ancora. Bellissima e lucente, ci scorrazzavo nel cortile di casa mia, pieno di vialetti e aiuole. In quegli anni avevo sempre le ginocchia piene di croste per le cadute, le cicatrici mi sono andate via verso l'adolescenza. Recentemente ho ripreso la bici per fare il giro del lago di Varese in autunno con le mie figlie: emozionante.

Susanna
Il mio primo ricordo: lo sforzo di restare in equilibrio e la presenza amorevole di mio padre. Poi per anni non ci sono più andata. Non so perché. Ricordo invece, quasi un'altra prima volta (già adolescente questa volta), nel viale alberato in campagna che porta ad una pieve, la meravigliosa sensazione di libertà. Una sensazione più volte sognata e sentita come appagante.

Elisa
La mia prima bicicletta era una Saltafoss. Ero orgogliosissima della mia bicicletta da maschio che si molleggiava sul sedile. La mostravo alle bambine vestite bene e di rosa (e con una Graziella rosa) con grandissimo orgoglio.

Lorenzo
E' domenica mattina, sento ancora sulle mani l'odore del sabato sera passato…Mi alzo e al posto dei jeans metto la calzamaglia, una maglietta aderente, scarpe, guanti e casco… in un attimo mi trovo immerso in quella strana sensazione di benessere che solo andaare in bici ti sa dare…a destra il caos della statale e a sinistra quel mare piatto che dolcemente mi spinge forte verso quella meta non stabilita ma presto raggiungibile.

Mariano
"Guardai le immagini del giro, quella cima del Passo del Mortirolo che sembrava illudere i ciclisti… com'è possibile, mi chiedeva?! Mi misi in bici e quel giorno capii"

Luca
Il ricordo della bicicletta quando ero piccolo è il ricordo delle prime uscite con gli amici, i sorrisi e la voglia di stare insieme. Ci si incontrava "sotto casa mia" piuttosto che "sotto casa tua" e si stava insieme tutto il pomeriggio. Per finire: "Sole, mare, verde…pioggia, freddo, neve…aspetti unici dello stesso sport: il ciclismo"

Bibi Bellini

Auto in colonna

Clacson roventi/
le auto in colonna/
berciano sempre.

Paolo Tagliacarne
La bicicletta è un prodigio meccanico che sa creare emozioni semplici e autentiche. E’ una macchina perfetta per creare relazioni sociali e per conoscere meglio se stessi. Andare in bicicletta consente di entrare in uno stato di solitudine meditativa socializzante. La bicicletta nella sua imperturbabile dinamicità, permette di ridisegnare il territorio, inventando itinerari e percorsi inediti, creando infinite e nuove configurazioni anche dei luoghi a noi più conosciuti. Questo è il senso della bicicletta per il territorio.

Severo Zoncada
Vorrei trovare un luogo virtuale dove proporre progetti a persone appassionate di bicicletta. Di solito sui siti si propongono progetti già largamente condivisi perché il sito nasce attorno a persone che hanno già fatto un’esperienza strutturata da proporre ad altri. Mi spiego meglio, se un giorno volessi farmi la Brunate-Bellagio su sentieri di montagna mi piacerebbe poter proporre l’avventura ed attendere le adesioni.

Johnny
"Un giorno di pioggia…io e il mio collega partiamo per un giro "sperimentale" (ovvero il primo giro in bici); siamo a metà strada quando all'improvviso inizia a piovere: optiamo quindi per il rientro. Sulla strada del ritorno, il nostro sguardo si posa su un omino sugli ottanta anni, di piccola statura (sicuramente uno scalatore) che faticosamente tenta anche lui il ritorno a casa ma in direzione opposta alla nostra…e improvvisamente udiamo un "ciao"…non è un ciao qualsiasi, è un ciao di un "collega ciclista", il mio primo ciao! E soprattutto concessomi da un uomo d'esperienza come lui.

Silvia Zambrini
La strada è percorso, collegamento, ma ancor prima è cultura, rispetto, condivisione.
La presenza sull’asfalto di infinite biciclette e pattini a rotelle inibisce il dispotismo del motore e anche il suo utilizzo: è la forza del numero, con la fluidità del transito che si sostituisce al traffico restituendo serenità, tempo e salute. Nella sua nuda essenza la strada ancora esiste e ci appartiene.

Erica
La prima bicicletta è stato un regalo, mi ricordo con chiarezza le prime volte che la usavo, aveva ancora le rotelle. La sensazione che provo ora andando in bici? Fare viaggiare la fantasia e diventare una cosa sola con la natura.

Marco e Gianluca
Ecco la sensazione che provo andando in bici: la libertà di viaggiare da solo. Il fluire dei pensieri che scorrono assieme al paesaggio.

Gabriele Collalto
Andare in bici è la libertà di andare dove voglio. Sentirmi solo ed in pace, ma contemporaneamente anche parte di tutto ciò che mi circonda.

Alessio Lavieri
"Ricordo che la mia prima bici mi è stata regalata dai miei genitori. Ero molto contento del regalo e non stavo nella pelle dalla voglia di provarla. L'entusiasmo iniziale è stato frenato dalle numerose cadute che ho dovuto sopportare per imparare a pedalare, fino al momento in cui, finalmente e con gran soddisfazione, ho percorso i miei primi 500 metri da solo sotto gli occhi vigili e premurosi di mio nonno"

"Il cicloturismo dà la possibilità di apprezzare ogni minimo momento di un viaggio e della natura che ti circonda. Ciò che conta non è la meta, ma il viaggio stesso. Le strade a strapiombo sul mare, gli odori della campagna, la possibilità di apprezzare, lentamente e da una prospettiva sempre mutevole, la conformazione delle montagne. A volte può anche capitare, nel bel mezzo di una salita, di poter assaporare dei fichi appena colti da un albero."

Sergio Cadei
Il progetto più importante nel Milanese, secondo la mia idea, sarebbe un ANELLO CICLABILE tipo tangenziale, che unisse tutti i COMUNI e i PARCHI intorno a Milano. Poi delle RADIALI, che partono dal centro della città, collegate con la TANGENZIALE.
Questo sistema permette un collegamento totale del territorio della MOBILITA' DOLCE.
Progetto ambizioso ma fattibile, che dipende unicamente dalla volontà politica, poco sensibile alla ciclabilità.

Carola G.
Sono passata alle due ruote in "tarda età" quando, cambiato lavoro, ho potuto abbandonare le sempre detestate quattro ruote e …… ho scoperto un'altra Milano.
La mia città, amata come solo una milanese doc può amarla, si presenta affetta da una grave forma di schizofrenia per il ciclista che vuole percorrerla. Tratti di piste "for bike only", immerse nel verde, che costeggiano e attraversano parchi e tratti assolutamente proibiti dove san pietrini, rotaie e pavé si incontrano e rendono il fondo stradale un pericolo quasi mortale per gli incauti ciclisti.
Ma se le conosci le eviti e così, se anche il marciapiede è così stretto da non permettere qualche pedalata, è la fantasia che viene in aiuto a suggerire percorsi alternativi.
E' il mezzo che traccia il percorso e ti fa scoprire quel balcone rigurgitante di gerani rossi che guardi con invidia e quel negozio di grembiulini in cotone che proprio non avevi mai notato e che se lo avessi saputo prima …. accidenti!
Raccontiamoci la verità: Milano non è strutturata per le biciclette ma da città generosa qual è si sta adattando per cercare di accontentare anche i suoi abitanti bici muniti. E il suo sforzo va premiato.

Anna Scardovelli
Ho un ricordo antichissimo. Io a 4 anni su una piccola biciclettina blu, appena tolta le rotelle.
Mio fratello - 9 anni - già molto interista mi convinse che potevo andare più veloce se attaccavo al manubrio un gagliardetto nerazzurro….
Lo attaccammo. Il gagliardetto sventolava ad ogni discesa del garage del cortile (allora si giocava ancora in cortile…), io ero felice, e da allora non ho mai smesso di andare in bici…e di essere interista!

Simona Barbano
Cosa provo andando in bicicletta? Grande senso di potere e controllo unitamente ad una sensazione di spensieratezza e libertà di movimento.

Adrita
A 25 anni ho imparato su una vecchia bicicletta di mia sorella - che abita in un paese agricolo della pianura vercellese - a pedalare per fare commissioni e compere… Siccome ne sognavo una sin da quando ero bambina (ma non c'erano i soldi per una bicicletta) non è stato difficile, perché guardando chi era già capace avevo capito che era un gioco di equilibrio e velocità.
Ora che sono passati più di trent'anni ho un obiettivo: imparare ad andare senza mani (ci riesco per 1 o 2 secondi ma poi devo riprendere il controllo con almeno una mano).
Essendo in pensione, uso quasi tutti i giorni la mia beneamata bicicletta (veramente ne ho due, così qualche volta vado in compagnia di amiche che ne sono sprovviste o del mio fidanzato milanese che quando viene a Torino, nelle belle domeniche, ha preso gusto anche lui ad usarla…); l'ho attrezzata con una ricca cassetta della frutta in plastica a mo' di portapacchi bello capiente, così non ho problemi a caricarla di frutta, verdura, o addirittura - come giuro che ho fatto - di un servizio per sei di porcellana piatti fondi e piani!

Alessandro DE B.
La corsa
Rinnova la voglia di essere "oltre"
Ma oltre il qui ed ora
C'è la vita mentale
Di chi si proietta fuori da "adesso"
Adesso invece puoi essere nel tuo essere
Perché il domani non è la fine dell'oggi
Ma nella tua capacità di costruirlo in te
Con la coscienza di ciò che ti accade
Nel tuo respiro,
nelle tue sensazioni
nel rispetto di chi ti circonda
se vai piano non ti sfuggirà il tuo domani
perché lo avrai stretto nelle tue mani
oggi, adesso.

Giancarlo
La bicicletta è il principale mezzo di allentamento della tensione quotidiana, lo strumento di svago che permette la ricostruzione delle energie psichiche, nonché il mantenimento di quelle fisiche, il racconto del suo uso quasi quotidiano si traduce in ironia, riflessione, aneddoto, descrizione poetica.
Brunella
Era una Legnano rossa la mia prima bicicletta. Stupenda. Avevo otto anni e per la prima volta avevo una bici tutta mia. Non ereditata da mia sorella. Destino di tutti i figli minori. Da quando avevo tolto le rotelle e imparato ad andare da sola mi era stato destinato l’usato, materiale di risulta con le sgraffiature di altri. Testimonianze di rovinose cadute non mie. Quando mia madre mi comunicò che era arrivato il momento di comprarmela le saltai al collo e lei scoppiò a ridere: «Figlia mia, sembri un’orfanella che riceve un dono per la prima volta!»

Maurizio
La cosa misteriosa da conquistare e che mi avrebbe dischiuso le porte della libertà aveva un nome difficile: lequilibrio. L’Atala blu notte ce l’aveva sparso tra il metallo, la catena e la gomma delle ruote, ma per evocarlo e catturarlo ci voleva un rituale di iniziazione. Dopo l’acquisto dal rivenditore de Grassi, a Fiumicello, bisognava che qualcuno me lo tirasse fuori. “Senza lequilibrio non si va” mi dicevano tutti, e io ardevo dal desiderio di conquistarlo, di diventare io stesso lequilibrio e velocità. Danilo faceva il garzone di bottega da mio zio Diego, che aveva una drogheria e ferramenta in paese ed era un maestro di lequilibrio, tanto che andava in bici senza mani.

Ernesto
La mia prima bicicletta era… un triciclo. All’epoca si imparava a pedalare in equilibrio grazie alle due rotelle “di sostegno”. Naturalmente, in cortile dove le auto parcheggiate erano rare, un vero simbolo sociale (non come gli attuali modelli in leasing). Le lezioni di “ciclo guida” prevedevano il rilascio progressivo delle piccole ruote, sempre più sollevate da terra. Finché diventavano inutili e si scopriva di saper davvero andare in bicicletta.

Fabrizio
Avevo una bicicletta Rossignoli e circa dieci anni di età: un giorno sono andato sino alla Schiranna sul Lago di Varese (tutto in discesa e quindi andavo velocissimo). Arrivato giù mi sono sentito perso, non ce l’avrei mai fatta a tornare su fino alle Scuole Europee in via Marzorati…. Tremavo… poi piano, piano con un’enorme fatica per tutte le salite che c’erano, sono ritornato a casa. La mia impressione: era come se fossi stato all’estero e avessi fatto il giro del mondo!

Silvia Di T.
“È come andare in bicicletta: una volta che hai imparato, non te lo dimentichi più”. Così dicono. Io ho imparato ad andarci da piccola. Classe ‘71, nata e cresciuta in zona Città Studi a Milano, insieme a Stefano, mio fratello, classe ‘73. Per noi le vacanze cominciavano a inizio giugno, per terminare agli inizi di settembre e oltre. Una vera fortuna: tre mesi passati a scorrazzare full time per le campagne del pescarese, a casa della nonna paterna. Tutto è cominciato da/con/ su (per tra fra) un triciclo. Davanti a casa, sul marciapiede asfaltato, le prime pedalate fino a diventare dei perfetti “biruotidi”. Poi la prima vera bicicletta. Blu, con le ruote bianche. Un’Atala, credo, anche se a casa si ostinavano a chiamarla Graziella. Quella di Stefano, rossa con le ruote nere (piccoli milanisti crescono), ma la marca chi se la ricorda più. Bastava un po’ di fantasia e quella spericolatezza tipica dei bambini, per convincerci di essere in sella non a “banali” biciclette, ma a veri bolidi e spingerci su e giù per i sentieri delle campagne abruzzesi insieme gli amici. Sotto il sole spietato delle due del pomeriggio, andavamo a “rubare” le pannocchie nei campi e le more. La mamma e la nonna venivano a cercarci, disperate, per paura che le vipere ci potessero mordere (mai vista una, per altro..). “Sei un maschiaccio, tutto il paese ne parla!”, gridava la nonna paterna, rincorrendomi per le scale della sua bellissima casa, in quel paesino dove tutti avevano da spettegolare di tutto. E quindi anche e soprattutto di noi, milanesi in vacanza, che arrivati lì, ci scatenavamo peggio di Orzowein.

Silvana p.
Una serie di sensazioni: "sentirsi "naturalmente in movimento", "null'altro che le mie gambe…. per muovermi nel mondo", "col vento nelle gambe", "un morbido vagheggiar per ogni dove", "moscerini sui denti…". :-)

Rebecca C.
Un fine settimana di qualche anno fa, mi trovavo in una località di mare con un'amica. Era primavera e ricordo il profumo di mare che si mischiava a quello dei gelsomini in fiore. Giravamo in bicicletta e un senso di libertà ci inebriava fino a farci ridere, così, senza un motivo! L'amica è da tanto che non la incontro, ma il profumo di quella corsa in bicicletta me lo ricordo bene.

Gabriele
"Guardandola scendere dalla sorgente, sorseggio quest'acqua fredda ma corroborante…la stanchezza contrae i miei muscoli, il profumo delle piante riapre i miei occhi; non so ancora per quanti altri minuti ne avrò, ma la bici mi attende"

Francesco
"Siamo una squadra di ciclisti: un bel sole avvolge i nostri visi; gareggiamo tutti insieme, con completo e guanti uguali, al nostro fianco tanta gente, tutti colorati; qualche sorriso, chiacchiere, pronti per le prime salite "

Mauro
"Non ho mai amato gli sport di resistenza; da un po’ di tempo vado con gli amici in bici: passeggiate non corse, ci divertiamo e passiamo delle belle giornate"

Alessandro G.
Verde, azzurro e giallo: natura, cielo e sole, tre elementi della campagna in cui vivo e che la bicicletta mi ha permesso di esplorare, ammirandone la calma, i rumori, gli odori. Tre colori che ho ritrovato anche nella montagna d’estate e nei paesaggi lacustri, dove la mia bicicletta mi ha spinto fino allo stremo delle forze, ma in fondo senza fatica. Perché viaggiare sulle due ruote ha un sapore unico, naturale, un sapore di vita.

Silvia Bonera
L’iniziale del mio nome

flickr:4389614506

Gianfranco Zavalloni
flickr:4388846055

Marco Baruffato
"Non amo molto pedalare, anche se non mi farebbe male!
Eppure c'è un emozione che mi viene subito in mente se parliamo di bici ed emozioni…quel sentimento di sicurezza che mi dà in una particolare occasione in cui la uso…Vedo spesso in bici al lago in campeggio dove passo week end e vacanze con gli amici…
la uso per sposatarmi più rapidamente e raggiungere i miei amici…e lì, quando, dopo la nottata "a fare bagordi", sono in
giro, solo, di notte, al buio, senza una luce…
beh…la bici mi da sicurezza…e non penso più alla fatica del pedalare…"

Bibi Bellini 2

La bicicletta è una macchina che trasforma il lavoro muscolare in… paesaggi.

Nelle citta' (ciclismo urbano) alcuni pregi della bicicletta consistono nella possibiltà di *scartare e di meditare.*
Voglio dire che in bici hai la possibilita' di fermarti in ogni luogo e di riprendere quando vuoi, di andar via da una strada troppo trafficata o rumorosa e di "scartare di lato" e di intercettare cosi' nuovi paesaggi, altri scorci. Per favorire la "mobilita' laterale" per parafrasare il pensiero laterale di De Bono.

Meditare. come il tai chi chuan la bicicletta può essere meditazione in movimento. Luogo e momento in cui decomprimere il corpo e svuotare (fare vuoto in accezione zen) la mente.

Stefania Merzagora

'Venerdi' sera, la settimana è finita e il w.e. appena iniziato. Tiriamo fuori le nostre 'omafiets' e ci dirigiamo verso il fiume Amstel. Il tempo è
bello, l'estate si avvicina e la luce è dalla nostra parte. Qui il tempo puo' cambiare ogni 10 min. ma abbiamo giacca e pantavento pronti per ogni
evenienza. La pedalata non è cortissima ma il panorama, l'aria e i profumi ci spronano ad andare avanti. Arriviamo ad un chioschetto sul bordo del fiume e decidiamo che è arrivato il momento per una breve sosta (non sono certa che sia salutare ma un'ottima bevanda a base di malto scende sempre con piacere). Le chiacchiere incalzano, i colori cambiano e lo stress della settimana è già lontano…è ora di rimetterci in sella!

Letizia D.

La prima bici

Le mie emozioni legate alla bici sono lontane. Lontane di un giorno di vacanza in un paesino vicino Roma; di un premio vinto ad una riffa di quei
tempi per poche lire; di una felicità che vivi aprendo un pacco inaspettato; dei primi percorsi tentennanti con l'aiuto delle ruotine; del primo giro
sulle "due ruote" con il suo aiuto, dell'unico uomo che ho amato: mio padre.

Davide Scalisi

Ho passato tantissimo tempo in bici, prima con la mitica bmx poi con le Mbike .. scorrazzavo ovunque per la città, agile e attento come un gatto.
Anche io stavo meglio, credo. Tanta attività fisica in più e grande libertà.
Alla fine riuscirò a rimettermi in sella, sperando che nel frattempo abbiano costruito qualche ciclabile in più.

Dario

Il cielo nero, le nuvole gonfie, il respiro forte e contrario. Lo sguardo basso segue la strada curva, terra sottile e umida. Il ritmo è il tuo corpo che spinge il pedale con precisione e costanza, il tempo un nemico da cui fuggire.
Boschi, vallate, il suono del fiume in lontananza, voci di fate e un coro di uccelli appesi ai rami dietro le case.
Pedalo, e lascio che tutto accada. Alla strada non importa dove tu stia andando, cosa tu stia cercando. La strada non ha aspettative, ti accoglie semplicemente. Madre. Mi fermo sotto un'albero, chiudo gli occhi, l'aria è una carezza che prima non conoscevo. Il cammino è ancora lungo, ma ora sono partito.
E così ho imparato a pregare.

Diana

Me ne andavo in giro per la città, con la mia bicicletta rossa, con qualunque condizione atmosferica. Uscivo tutte le mattine più o meno alla stessa ora, facevo quasi sempre lo stesso tragitto per recarmi al lavoro e quasi sempre incontravo, nello stesso identico punto della città, le stesse facce, di altre persone che come me, o a piedi o in bici, cominciavano la loro giornata.

Tiziana

Sono piccola, avrò 11-12 anni, me ne vado in giro sulla mitica "Graziella" e dietro di me è seduto mio fratello, piccolissimo. Ad un tratto sento «TUNK!!» mi giro e…mio fratello non è più sulla bici! È per terra! È rimasto incastrato con le gambette tra due paletti che delimitavano la zona pedonale, quelli che oggi si chiamano "dissuasori mobili" … risate a crepapelle!

Pietro

Dopo aver tolto le rotelle alla mia bici da cross rossa, mio padre continuava a ripetermi: "Tu pensa solo a pedalare, tanto ci sono io che ti tengo".
Io mi aggrappavo forte al manubrio e alle sue parole, pur sapendo che prima o poi lui avrebbe staccato la sua mano dal mio sellino.
Poi ho sentito i suoi incitamenti farsi sempre più distanti dietro di me e un brivido lungo la schiena: la sensazione unica e irripetibile di chi prova per la prima volta l'esperienza di viaggiare in equilibrio su due ruote.

Silvia Pasqualini

Andavo in bici da bimba, nella mia città….ma credo di aver smesso a 14 anni quando arrivò il motorino….e di lei mi sono dimenticata. Poi arrivo a Milano dove tutti vanno in bici ma io li guardo con aria incredula: ma dai, a Milano in bici?!! Con tutti che corrono, il tram, il traffico…no no, aiuto! Io sono una gran camminatrice e piuttosto vado di passeggiate in lungo e in largo per la città!
Fino a che non capito al mercatino delle pulci un annetto fa …. e trovo la mia bici!!!! E oggi ad ogni pedalata mi sento libera, veloce, leggera mi sento volare sulla strada (e sulle righe del tram!), cambio spesso i percorsi scegliendo viuzze alternative e scopro scorci di milano incredibili, con il sole, la pioggia o la nebbia, io, la mia bici e una città così grande che ho imparato a vedere da un punto di vista diverso!

Simona B.

Era blu elettrico, un lungo, morbido sellino e il numero 3 sotto il manubrio. Finalmente al posto della classica bici rosa da bambina con tanto di terribile cestino, i miei si erano decisi a comprarmi un vera bici da cross. La desideravo da tanto tempo. Ora potevo sfidare mio cugino e saltare come lui, che aveva una bmx rossa e gialla. Ricordo la pedana improvvisata fatta con dei lunghi legni appoggiati a grandi sassi. La ghiaia per terra e qualche ciuffo d'erba sbarazzino. Il Lago Maggiore a fare da scenografia. E tutto l'orgoglio di aver accettato una delle prime sfide della mia vita.

Tiziana G. Varese
I miei ricordi partono dal triciclo per poi tramutarsi in una bicicletta che io chiamai 'Emanuela' che mi accompagnò sino all'età dei sei anni (con le rotelle sino a quell'età!) e mi ricordo anche le molte corse per andare dai miei nonni. Devo anche dire, che come tutti i bambini, che la mia immaginazione a quei tempi, era sconfinata e spesso fantasticavo, mentre pedalavo, di essere a cavallo di un favoloso destriero….

Roberta B. Varese
Il mio ricordo più forte legato all'infanzia è stato il lungo cammino pedalando, sulla mia prima bici che è stata una grazielle blu, per portare quello che sarebbe diventato il mio gatto per 15 anni. Il suo nome? Napoleone….

Hell Eco-biker
Non è facile individuare con precisione il ricordo della mia prima bicicletta, quindi descrivo la prima bicicletta di cui conservo un ricordo. Quest'ultima era rossa, con il manubrio giallo e i cerchioni gialli e viola; era qualcosa di veramente inguardabile, che aveva causato l'ilarità dei miei amici, ma era sempre la mia bici e io l'amavo ed era la mia compagna d'avventure.
Naturalmente, sono diverse le sensazioni che si provano pedalando: da un lato, si provano una sensazione di libertà e leggerezza che non hanno paragoni, dall'altro lato persiste una sensazione di insicurezza nei confronti degli automobilisti.

Ilaria
Ho sempre avuto un buon rapporto con la bici..ho iniziato a pedalare senza rotelle all'età di cinque anni..non mi scorderò mai la sensazione che ho provato la prima volta nell'andare senza rotelle..mi sembrava fin di volare..sorridevo..continuavo a sorridere..non smettevo più..andare in bici mi dà un senso di libertà e di leggerezza, facendomi sentire un tuttuno con lei..come se fossimo una cosa sola..mi permette di vedere le cose con occhi diversi, le noto con più attenzione e curiosità..come se le vedessi per la prima volta..come se tornassi bambina..

E'un progetto condiviso tra:

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